"Fate presto", la lezione del terremoto dell'Irpinia di 40 anni faInfrastrutture critiche e manutenzione: l'articolo scritto per leStrade da Pasquale Cialdini




Tempi di emergenze, ma anche tempi utili alla riflessione. Quella che può nascere da uno sguardo retrospettivo alle vicende del terremoto dell'Irpinia (e non solo) di esattamente 40 anni fa. Ha riflettuto molto, al proposito, un tecnico che all'epoca ha dato un contributo concreto lavorando alla ricostruzione nelle vesti di giovane ingegnere del Genio Civile. Stiamo parlando di Pasquale Cialdini, apprezzatissima firma della nostra testata, che sul numero di Febbraio ci ha donato questo approfondimento (scarica l'articolo integrale qui) che parte da quei fatti per analizzare una serie di possibili soluzioni, dalla direttiva europea sulle infrastrutture critiche alle politiche incentrate sulla manutenzione. Pubblichiamo di seguito un estratto proprio su questo tema (FA).

di Pasquale Cialdini, Dirigente MIT ar, segretario Associazione Genio Civile

Può essere utile partire proprio dal significato etimologico della parola “manutenzione” che per le strade pare particolarmente appropriato: dal latino: manutentio-onis, derivato da manu tenere che letteralmente significa tenere con mano, mantenere. La Treccani aggiunge “tenere una cosa in modo che duri a lungo, rimanga in essere, in efficienza”. Ma, ancor più, le definizioni tecniche-economiche paiono particolarmente adatte:

L’OCSE ha definito nel 1963 la manutenzione come “la funzione aziendale alla quale sono demandati il controllo costante degli impianti (o dell’opera) e l’insieme dei lavori di riparazione e revisione necessari ad assicurare il funzionamento regolare ed il buono stato conservativo”;

l’UNI EN 13306 (2003) definisce la manutenzione come la combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali previste durante il ciclo di vita di un’entità destinata a mantenerla o riportarla in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta;

la British Standard Institution (1970) concepisce invece la manutenzione come “scienza della conservazione” ed è stato coniato il termine di Terotecnologia dal greco τερειν = conservare, prendersi cura di.

Alla fine del secolo scorso, in Giappone si è diffuso il termine di TPM (Total Productive Maintenance), ovvero la “Manutenzione produttiva” che coniuga i principi della manutenzione preventiva con l’esperienza degli utilizzatori da porre al centro dell’interesse. Si inizia, così, a parlare di manutenzione come “processo di miglioramento continuo” e si supera il dualismo tra “manutenzione” ed “esercizio” per raggiungere obiettivi di efficacia e di efficienza impensabili con i modelli precedenti. Questa teoria è anche definita KAI ZEN.

L’appello che, accompagnato dalle parole di Sandro Pertini “FATE PRESTO”, ci sentiamo di lanciare alle autorità competenti ai diversi livelli, Stato, Regioni, Province e Comuni, è quello di “mettere ogni anno a disposizione della manutenzione e dell’adeguamento sismico delle strade, sia principali che secondarie, tutte le risorse finanziarie necessarie”. Contemporaneamente, lanciamo un appello anche ai tecnici, perché effettuino il monitoraggio continuo della rete stradale loro affidata, ne predispongano programmi di intervento accurati con individuazione delle priorità, e infine assicurino un’attenta sorveglianza dei lavori in modo che siano rispettati i tempi e le modalità stabilite.

Da quanto si è appreso, ed è stato anche recentemente pubblicato su questa rivista, (vedi leStrade dicembre 2019), il Contratto di Programma dell’Anas fin dal 2016 è già orientato nella direzione giusta, e la rimodulazione del Programma per gli anni 2016-2020 ha destinato 15,9 miliardi di euro, (ovvero il 53% dell’ammontare complessivo pari a 29,9 miliardi) alla manutenzione programmata, adeguamento e messa in sicurezza della propria rete (la cifra destinata alla manutenzione risulta di ben il 44% maggiore di quella destinata nel precedente Contratto).

(descrizione)Questa è un’ottima notizia che dimostra una corretta “inversione di tendenza” rispetto al passato; il lettore ricorderà, infatti, “il grido d’allarme” pubblicato su questa stessa rivista nel 2011 (vedi leStrade Ottobre 2011). L’auspicio che sorge spontaneo è che questo “buon esempio” non solo venga continuato e, se possibile anche incrementato dall’Anas nei Contratti degli anni futuri, ma venga anche imitato dagli altri Enti proprietari di strade. Se si inizia subito, nel giro di una decina di anni, si potrà ottenere un “cambiamento in meglio” (Kai Zen) e questo potrà costituire, a nostro avviso, il modo migliore per fare memoria del tragico terremoto del 1980 e degli altri terremoti ed eventi calamitosi che hanno colpito l’Italia e per onorare tutte le persone che, in tali occasioni, persero la loro vita.