Rimini, un "palco" galleggiante per ammirare il ponte di TiberioL'infrastruttura bimillenaria sempre più al centro dei percorsi di visita della città romagnola




di Fabrizio Apostolo, Direttore editoriale leStrade

Duemila anni dopo, l'infrastruttura risplende ancora di più. Grazie a un progetto di valorizzazione messo in atto dall'amministrazione comunale che prende nome dall'opera stessa (“Progetto Tiberio”) e che ha portato a compimento un'iniziativa doverosa e soprattutto emblematica, in quanto rappresentativa di un percorso che ogni ente che dispone di una “materia prima” di tale e tanta bellezza dovrebbe intraprendere senza indugi.

Oggi, il Ponte di Tiberio di Rimini è a tutti gli effetti la "star" di questa meravigliosa città, forse nota al grande pubblico più per l'offerta balneare che per la sua grande Storia. La si può ammirare, e quasi toccare con mano, da una passerella pedonale inaugurata nell'autunno scorso che consente di attraversare il Canale cittadino, nel tratto realizzato a seguito di un'antecedente deviazione del Marecchia, e di raggiungere agevolmente, dal centro, il delizioso Borgo di San Giuliano, intrico di viuzze abbellite da murales e invenzioni letterarie d'autore (uno su tutti: Tonino Guerra).

Foto Gallery: la "star" riminese di quasi 2000 anni

 

Il Progetto Tiberio, finanziato parzialmente dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito degli interventi del POR FESR 2014-2020, è stato ispirato dalla volontà di tutelare, valorizzare e mettere in rete il patrimonio culturale cittadino in una delle aree di maggiore rilevanza strategica come quella del bacino del Ponte di Tiberio. Tra i fulcri dell'intervento, proprio una serie di percorsi di discesa alle banchine e di attraversamento del Canale (oggi realizzati) che consentono la piena fruizione di questo straordinario spazio aperto collocato, notano dal Comune di Rimini, “in un contesto storico-monumentale d'eccezione. L’approccio adottato nei confronti della valorizzazione del bene culturale punta sulla riappropriazione della funzionalità sociale del contesto storico e identitario cui esso appartiene, per costruire, intorno al 'contenitore culturale' esistente, una pluralità di significati ovvero dalla capacità di questo luogo identitario di regalare emozioni ed esperienze culturali e sociali a cittadini e turisti”.

E questo luogo, noi “turisti” l'abbiamo vissuto e frequentato durante le recenti festività pasquali, trovando a Rimini un esempio notevole di tradizione costruttiva italiana e di intelligente valorizzazione, per esempio proprio attraverso la realizzazione di una passerella galleggiante di collegamento pedonale delle due banchine. Dal centro di essa, si può godere appieno dello spettacolo del Ponte di Tiberio visto a pelo d'acqua, che campeggia davanti allo sfondo verde del parco sul Marecchia.

Fiume, parco, sistema di passerelle, canale, mare. E poi, anzi, prima di tutto, "lui", il Ponte di Tiberio. Nei pressi del quale prendono avvio, peraltro, le grandi arterie consolari della regione, dalla Via Emilia, tracciata nel 187 a. C. dal Console Emilio Lepido per collegare Rimini a Piacenza, alla Via Popilia, attraverso in cui, sempre da Rimini, si raggiungeva Ravenna per proseguire quindi fino ad Aquileia.

Il Ponte venne iniziato da Augusto nel 14 d.C e completato da Tiberio nel 21 d.C., come ricorda un'iscrizione sui parapetti interni. Tra un anno e mezzo saremo dunque a esattamente duemila anni dalla sua inaugurazione... Il Ponte, la cui icona è presente anche nello stemma della città, è costruito in pietra d'Istria come l'Arco di Augusto (imperdibile, sempre a Rimini), da cui riprende anche lo stile sobrio e ad un tempo armonico e presenta una struttura è composta da cinque arcate a tutto sesto con edicole cieche tra le imposte degli archi, la cui grandezza varia in maniera crescente man mano che ci si sposta verso il centro, dove si trova l'arco più grande.

Tuttora il Ponte di Tiberio rientra in pieno nella rete stradale cittadina: è pedonale e carrabile, anche se nella città di Francesca si dibatte animatamente sulla sua totale pedonalizzazione. Il Ponte, in conclusione, è a tutti gli effetti un "sopravvissuto". Praticamente a tutto. Dai terremoti alle piene del Marecchia, dall'usura del tempo agli attacchi bellici. Lo scalfirono appena le orde in transito impegnate nella guerra tra Goti e Bizantini nei 551 d.C. Non riuscirono a portare a termine il proposito di minarlo i Tedeschi, in ritirata, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.