Morandi, in un video scientifico la simulazione del collasso L'analisi è frutto del lavoro di un gruppo di ricerca italiano e internazionale




Del diman non v'è certezza, possiamo dire evocando Lorenzo il Magnifico. Ma nemmeno dell'oggi, in fondo, e tantomeno dell'ieri. Sulle cause del crollo agostano, il “cantiere” è ancora apertissimo, tra perizie, controperizie, approfondimenti analitici italiani ed esteri, ipotesi e congetture. Tra le molte voci che si sono espresse su questa specifica materia, in attesa di sviluppi certificati, ne registriamo una che poggia su considerazioni tecnico-scientifiche degne di attenzione, quella del professor Gianmichele Calvi, ordinario di Tecnica di Costruzioni all'Università di Pavia.

Per arrivare a far collassare uno strallo come questo è necessario ridurre del 70% tutti i cavi che stanno al suo interno. È un numero così alto che è difficile pensare che possa essere stato questo ciò che è avvenuto (sul Ponte Morandi, ndr) perché fino a quel punto si hanno grandi spostamenti, ma l'impalcato sta in piedi”. Queste le parole del professor Calvi, riportate dall'agenzia Ansa, nel corso di una conferenza tenuta presso l'ateneo pavese.

Se facciamo corrodere i cavi che stanno dentro uno di questi stralli - ha detto Calvi, simulando le cause del crollo del Ponte Morandi attraverso l'utilizzo di un software di analisi strutturale chiamato Extreme Loading for Structures - o in altre parole se riduciamo la sezione dell'armatura, succede che riducendo al 70% i 112 cavi esterni abbiamo un allungamento di 45 mm. Cioè, con il 70% di riduzione dell'armatura dei cavi esterni, non succede niente. Se ci mettiamo a far ridurre anche i 352 cavi interni, con una riduzione del 50% arriviamo a un allungamento di 480 mm. Ma se avessimo avuto un allungamento di uno strallo di 480 mm, possiamo pensare che il primo camionista che fosse passato sul ponte se ne sarebbe accorto e avrebbe telefonato ai vigili del fuoco. Qualcuno avrebbe segnalato il problema. Dunque, una progressione lenta nel tempo di allungamento di uno strallo avrebbe dato ampi segnali che qualcosa stava avvenendo”.

I dati derivano da una simulazione realizzata da un gruppo di lavoro italiano e internazionale composto da Studio Calvi e Mosayk (entrambe società pavesi), IUSS, Università di Pavia, Fondazione Eucentre e University of Washington, Seattle, Usa. Il relativo studio è stato presentato il 6 novembre scorso alla prestigiosa Bridge Conference di Istanbul, in Turchia.